Indietro

Coronavirus e psiche: timori e speranze

200518_PI_Brigitte_A.png

Per le persone con disturbi psichici, le limitazioni imposte dalla pandemia sono state particolarmente pesanti. È così anche per Brigitte A., il cui desiderio più grande è tornare a casa.

Brigitte A. ha 57 anni e un disturbo mentale, e da quasi vent’anni beneficia dell’accompagnamento a domicilio di Pro Infirmis. Fino all’anno scorso, tutte le settimane un’operatrice passava a trovarla per aiutarla a gestire qualche incombenza. Brigitte si sentiva bene e il suo lavoro nella lavanderia le piaceva. Purtroppo, la depressione non l’ha mai del tutto abbandonata e di notte era preda di paure legate alla salute e al futuro.

All’inizio dell’anno, gli stati d’ansia e gli attacchi di panico notturni hanno preso il sopravvento. A malincuore, la donna ha deciso di trasferirsi in un istituto vicino a casa per sottoporsi a cure psichiatriche. «Da sola non ce la facevo più, le paure erano più forti di me. Avevo bisogno di essere sorvegliata giorno e notte.» Una decisione difficile, considerato che era abituata a gestirsi da sola ed era fiera di vivere in modo autonomo.

Poi è arrivato il coronavirus, proprio quando la terapia stava facendo effetto e la depressione incominciava ad attenuarsi. «L’isolamento e la mancanza di contatti con i miei cari mi pesano molto.» Ancora oggi è così, perché per Brigitte le restrizioni non sono finite: con la pressione alta e i problemi respiratori, rientra infatti nel gruppo a rischio. Dato che la sicurezza degli ospiti è la prima priorità dell’istituto, i contatti con l’esterno sono tuttora severamente vietati. Non si sa quando la donna potrà essere dimessa. Nel frattempo, Pro Infirmis è alla ricerca di soluzioni affinché Brigitte possa tornare nel suo appartamento beneficiando dell’assistenza necessaria anche di notte, nell’eventualità che gli attacchi di panico si ripresentino.

Piè di pagina

Ritorno a inizio pagina