Congedo breve per lavoratori

A fine 2019, è stata adottata la Legge federale concernente il miglioramento della conciliabilità tra attività lucrativa e assistenza ai familiari, la quale comporta diverse modifiche di svariate altre leggi federali.

In questo capitolo ci occupiamo delle modifiche apportate al Codice delle obbligazioni (CO) e alla Legge sul lavoro (LL), che sono entrate in vigore il 1° gennaio 2021 e disciplinano il congedo breve per i lavoratori che curano e assistono un famigliare o il partner con problemi di salute.


    Chi ha diritto al con-gedo breve?

    Hanno diritto a un congedo breve pagato i lavoratori dipendenti che devono occuparsi di un famigliare con problemi di salute. Sono considerati membri della famiglia i parenti in linea ascendente e discendente (p.es. nonni, genitori, figli) e i fratelli, nonché il coniuge, il partner registrato e i suoceri, come pure il compagno di vita a patto che condivida l’economia domestica da almeno cinque anni.

    Chi paga il congedo breve?

    Il datore di lavoro. Ciò significa che durante l’assenza il lavoratore riceve il salario pieno. Considerato che si tratta di un’assenza dal lavoro, il dipendente deve informare il datore di lavoro il più presto possibile e concordare le modalità concrete di fruizione.

    Quanto dura il con-gedo breve?

    Il congedo pagato ha una durata massima di tre giorni per evento per un massimo di dieci giorni l’anno.

    Il limite massimo annuale non vale però per i figli. L’assistenza a figli malati è infatti prestata nel quadro dello specifico congedo di assistenza in vigore dal 1° luglio 2021 oppure – se il problema di salute non è grave e i tre giorni di congedo breve sono esauriti – del vigente disciplinamento legale in materia di continuazione del versamento del salario per assenze brevi. In quest’ultimo caso, se per l’assistenza del figlio e l’organizzazione di una soluzione alternativa il lavoratore necessita di oltre tre giorni, rispettivamente se per più casi di malattia ha bisogno di oltre dieci giorni lavorativi l’anno, deve essergli accordato il tempo che gli serve perché l’assistenza a un figlio è un obbligo legale. L’assenza è indennizzata secondo le regole della continuazione del versamento del salario in caso di assenze brevi, ossia come se fosse il lavoratore stesso a essere malato.

    Lo stesso vale per i lavoratori il cui coniuge o partner registrato è malato. Dato che pure questo è un obbligo legale, se supera i tre giorni l’assenza va indennizzata dal datore di lavoro secondo le regole della continuazione del versamento del salario in caso di assenze brevi, ossia come se fosse il lavoratore stesso a essere malato.

    L’obbligo di continuare a versare il salario in caso di assenze brevi per l’adempimento di un obbligo legale – assistenza e cura a figli propri, al coniuge, al partner registrato – è di tre settimane nel primo anno di servizio e di un tempo adeguatamente maggiore dal secondo anno di servizio. Che cosa sia adeguato dipende dalla durata del rapporto di lavoro e dalle circostanze, nonché dalle scale di Basilea, Berna o Zurigo rilevanti nella prassi per il calcolo della durata dell’obbligo di continuazione di versamento del salario.

    Esempio

    A. lavora per la ditta M. Suo fratello è malato di cancro e a un certo punto ha bisogno di assistenza. Se nessun altro membro della famiglia può intervenire, A. può prendere tre giorni liberi per curare il fratello. Durante questo congedo breve percepisce il salario pieno.

    Se in futuro il fratello avrà di nuovo bisogno di cure e assistenza a causa del tumore, A. non potrà più prendere un congedo pagato, in quanto il diritto vale una tantum per malattia, anche se un problema di salute è di lunga durata e può causare crisi che impongono ogni volta un’assistenza. Se nello stesso anno A. deve occuparsi del padre o della madre, allora può prendere nuovamente un congedo breve di tre giorni.

    Se, sempre nello stesso anno, dovesse accudire anche la moglie per una malattia grave e il suo diritto al congedo breve fosse esaurito, A. può far valere l’obbligo di continuazione di versamento del salario tutt’ora vigente per l’adempimento di un obbligo legale finché non riesce a organizzare un’assistenza alternativa per la moglie.

    Basi giuridiche

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